venerdì 12 ottobre 2007

Usi il P2P senza blacklist? Rischi grosso



Punto-Informatico.it

Roma - PeerGuardian, il programmino di Phoenix Labs pensato per tenere fuori dalla porta del PC gli indirizzi IP noti per essere al soldo di RIAA, MPAA e simili organizzazioni dedite alla "caccia al condivisore" è molto più che utile durante le sessioni con il proprio client di P2P preferito: è indispensabile.Questo almeno è quello che si evince dalla lettura di una recente ricerca condotta in ambito universitario, che ha "saggiato" l'effettiva utilità delle blacklist di IP tipiche di software quali appunto il suddetto PeerGuardian.Lo studio è opera di tre ricercatori della University of California, Riverside, curiosi di verificare la percentuale di possibilità per cui un utente di file sharing possa finire dritto nelle fauci dei "fake user", peer fittizi con cui organizzazioni sul genere di MediaDefender inondano la rete con il solo scopo di raccogliere gli IP dei condivisori di un particolare file o contenuto. Il risultato del lavoro degli studiosi è un PDF dal titolo piuttosto eloquente: "P2P: Is Big Brother Watching You?".
Usando un client appositamente modificato per lo scopo, i tre universitari hanno raccolto e analizzato più di 100 Gigabyte di header TCP agli inizi del 2006. Dopo 90 giorni di tracciamento e catalogazione, lo studio ha fatto emergere una realtà ben nota agli utenti del P2P ma fino ad ora mai analizzata con criteri analitici: senza l'impiego di una blacklist e di un software di IP filtering, la possibilità di venire tracciati è praticamente automatica. Il 12-17% di tutti i peer della rete impiegata nell'esperimento è risultato appartenente alle liste degli indirizzi bannati, e senza un tool protettivo.... Continua a leggere


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