venerdì 26 settembre 2008

L'Italia sblocca l'accesso a The Pirate Bay

da punto-informatico.it

Bergamo - Dal 10 agosto fino al 24 settembre 2008 uno dei siti più gettonati della rete, il maggiore tracker BitTorrent, The Pirate Bay, è rimasto inaccessibile attraverso i servizi degli Internet Service Provider italiani. Ma ora, grazie al lavoro di tre esperti, il Tribunale del Riesame di Bergamo ha accettato il ricorso di Peter Sunde e i rubinetti chiusi devono essere riaperti.

A portare il ricorso della Baia dinanzi al tribunale, un ricorso corposo, una ventina di pagine accompagnate da un'altra quarantina di pagine di relazione tecnica, sono stati Matteo Flora, celebre esperto informatico già consulente di importanti società nazionali che ha lavorato pro bono, e i due avvocati Giovanni Battista Gallus e Francesco Paolo Micozzi, entrambi da lungo tempo impegnati sul fronte del diritto nell'era dell'informazione e dell'informatica giuridica. In tre hanno lavorato allo scopo di sottoporre al tribunale tutte le perplessità che dentro e fuori della rete sono state espresse in queste settimane su un provvedimento che ha pochi precedenti.

domenica 21 settembre 2008

FoolDNS: "Italians grant privacy better"


Il mondo, in particolare quello digitale, si può dividere in due categorie: chi la pubblicità la diffonde (spero per loro guadagnandoci) e chi la subisce. Io faccio parte del secondo gruppo, indi per cui "FoolDNS is a friend of mine". Ma che cos'è FoolDNS? Parlarne come un servizio che "elimina i banner dalle pagine web" lo trovo riduttivo, tuttavia penso sia la feature che maggiormente interesserà i futuri utenti quando il progetto uscirà dalla fase di beta testing.
FoolDNS nasce dalla "mente perversa" di Matteo Flora e si delinea come strumento in grado di tutelare la privacy dei navigatori impedendo che i propri dati vengano veicolati a terze parti senza che ciò sia stato autorizzato dall'utente. Come dice il nome stesso del servizio il tutto si basa su un server DNS (in realtà più d'uno) che implementa in una blacklist un lungo elenco di adserver e non solo il cui scopo, oltre ad erogare banner, è tracciare le nostre abitudini (profilazione) per poi rivenderle al miglior offerente. In linea di massima non c'è nulla di sbagliato in ciò, se non fosse che non ci è mai stata chiesta un'autorizzazione a farlo. Vogliamo quindi farne una questione di principio? Ovviamente sì, e ci mancherebbe.
All'atto pratico FoolDNS sostituisce i banner presenti in una pagina con un piccolo cappello da giullare ed una barra diagonale che si va a posizionare in alto a destra. In futuro verrà mostrato un unico banner pubblicitario, erogato da network che avranno precedentemente sottoscritto un Codice Etico con tutto ciò che vi consegue. In pratica FoolDNS elimina, ad esempio, venti banner da una pagina e ne inserisce a sua volta uno. Uno soltanto. Facendo due conti quindi conviene.
La domanda quindi sorge spontanea: "E tutti quei siti, magari di privati, che campano grazie alla pubblicità come faranno?". La risposta è altrettanto spontanea, per quel che mi riguarda. Non lo so, o comunque non è un problema mio. Un'apposita sezione del sito propone diverse soluzioni in merito. Personalmente, considerando i prezzi odierni dei servizi di hosting, non credo che nessun sito sarà costretto a chiudere. Questo spazio in primis implementa alcuni spot AdSense...che al momento non vedo! :D
Altro punto importante è che FoolDNS non fornisce connettività ai suoi utenti, indi per cui non è tenuta a conservare i loro log di navigazione per i tempi imposti dalla Legge agli ISP.
Per lo stesso principio non vengono "bloccati" siti come ThePirateBay o quelli di scommesse esteri.
Che dire, considerando anche solo la semplicità d'uso, vale la pena provarlo . Ah, ovviamente FoolDNS è gratis!

domenica 7 settembre 2008

La rivoluzione di Google. "Il futuro abita qui"


da Repubblica.it
MOUNTAIN VIEW (California) - Dal mappamondo sullo schermo tridimensionale partono fasci di raggi-laser sottilissimi che si proiettano verso lo spazio. Ogni raggio è una miriade di puntini luminosi, acceso da milioni di "ricerche" in corso in questo istante. Spuntano da tutti i centri abitati del pianeta, s'illuminano con colori diversi a seconda delle lingue. Minuto per minuto lo schermo riproduce l'attività di centinaia di milioni di utenti Internet che nel mondo intero stanno cliccando su Google le loro richieste: cercano nomi, località, prodotti, notizie, libri, immagini, video.

C'è chi sta facendo la propria tesi di laurea e chi prepara un rapporto di lavoro, chi cerca un film e chi organizza una vacanza, chi divora gossip sulle pop-star e chi indaga sulla solidità finanziaria dell'azienda che sta per assumerlo. Quei fasci di raggi-laser rappresentano i pensieri che agitano la popolazione mondiale; e le risposte che sta trovando su Internet. Il vero Grande Fratello abita qui, è questa la banca-dati mondiale delle nostre intenzioni.

Basta cliccare su google.com/trends per conoscere in tempo reale le domande più frequenti in questo preciso istante. L'inquietante visita al mappamondo coi raggi-laser, guidata dal ventitreenne addetto alle risorse umane Andrew Pederson, mi serve come un brutale richiamo alla realtà: a dieci anni esatti dalla sua fondazione oggi Google è la regina-madre di Internet, un'azienda che ha cambiato per sempre il nostro modo di informarci. Una potenza che fa tremare Microsoft. Un'impresa con diecimila dipendenti sparsi in dozzine di paesi dalla California all'India. Un colosso che in Borsa vale più di Walt Disney, Ford e General Motors messe assieme, ovvero trenta volte il New York Times.

Finché Pederson non mi porta davanti al mappamondo col fascio di raggi laser puntati nel cyber-spazio, ho potuto illudermi di essere in un parco giochi per eterni bambini, colpiti dalla sindrome di Peter Pan. Si può vagabondare per ore in questo villaggio-vacanze che è Googleplex, il quartier generale dell'azienda a Mountain View, nella Silicon Valley californiana. Lo chiamano campus per la somiglianza con le facoltà della zona come Stanford e Berkeley, città-studi immerse nel verde e carezzate dal sole, dove la popolazione universitaria si sparpaglia a studiare sui prati.

A Googleplex l'atmosfera è perfino più rilassata e gaudente, la dimensione ludica sembra dominare. Nel parco centrale un gruppo di ragazze giocano a beach-volley sulla sabbia. Camminando all'aperto costeggio una piscina; una sala-fitness coi tapis roulant e le tv sintonizzate su canali in tutte le lingue; dei tavoli da biliardo; il salone per massaggi; il coiffeur. Tutto gratis.

Design e decorazione del campus evocano un museo di arte contemporanea o il set di un film di fantascienza: in uno dei giardini c'è uno scheletro di Tyrannosaurus Rex, circondato...
Continua a leggere...

venerdì 5 settembre 2008

Chrome è un buco nero


da punto-informatico.it
Roma - A Electronic Frontier Foundation (EFF) non piace molto il nuovo Google Chrome. Dando corpo ai pensieri di molti navigatori, l'organizzazione pone l'accento sul rischio che il browser si trasformi in quella che definisce "l'ennesima cinghia di trasmissione di informazioni private sul nostro uso del Web dentro i forzieri di Google". Una prospettiva tutt'altro che remota, vista la mole di servizi di BigG integrata nel nuovo navigatore.

Peter Eckersley, un membro dello staff di EFF, spiega che esistono molti modi in cui Google può raccogliere informazioni sulle abitudini e le attività dei netizen. La stessa barra degli indirizzi, che sfrutta il meccanismo di autocompletamento di Google Suggest, genera un consistente scambio di informazioni tra il computer e i server di BigG, fornendo informazioni anche su ricerche e indirizzi che non sono stati neppure confermati con la pressione del tasto invio: persino gli errori di digitazione potrebbero diventare un dato statistico.

Un problema, quest'ultimo, che non sarebbe neppure ristretto unicamente a Chrome. Anche Anche Firefox nella versione 3.0 utilizza lo stesso meccanismo di autocompletamento nella casella delle ricerche (ma non nella barra degli indirizzi, in questo caso), e pertanto lo stesso tipo di informazioni viene scambiato ed eventualmente conservato a fini di studio nei database di Mountain View.
Google, da parte sua, ha fatto sapere di non avere intenzione di conservare più del 2 per cento dei dati scambiati tra il suo browser e i suoi server. Una dichiarazione che dovrebbe suonare confortante, se non fosse che - come spiega l'esperto di sicurezza informatica Matteo Flora a Punto Informatico - i più maligni potrebbero pensare che BigG con quella cifra si riferisca all'intera mole dei dati che passa attraverso Chrome. Il 2 per cento di questa ingente quantità... Continua a leggere

lunedì 1 settembre 2008

"Fermate il test sul Bing Bang o la Terra sparirà"



da Repubblica.it

LONDRA - Per gli studiosi che si apprestano a spingere il pulsante d'accensione, si tratta di ricreare le condizioni che esistevano una frazione di secondo dopo il Big Bang: ovvero di riportarci indietro nel tempo sino al momento della creazione del nostro universo, all'inizio del mondo.

Ma per un gruppo di preoccupati ricercatori l'esperimento che dovrebbe cominciare tra dieci giorni in un immenso laboratorio sotterraneo, sepolto a un centinaio di metri sotto il confine tra Francia e Svizzera, comporta il rischio della fine del mondo, la distruzione e anzi la letterale scomparsa del nostro pianeta. Così, all'ultimo momento, gli oppositori del progetto hanno presentato un ricorso davanti alla Corte Europea dei Diritti Umani, che in teoria potrebbe bloccare il più grande, ambizioso e costoso test scientifico di tutti i tempi.

Oggetto della contesa è il Large hadron collider, un acceleratore da 6 miliardi di euro che, facendo scontrare particelle atomiche ad alta velocità e generando temperature di più di un trilione di gradi centigradi, dovrebbe rivelare il segreto di come è cominciato l'universo. Venti paesi europei, più gli Stati Uniti, hanno finanziato il progetto, che dopo anni di preparativi dovrebbe prendere il via il 10 settembre al Centro di Ricerche Nucleari di Ginevra.

Qualcuno, tuttavia, teme che l'esperimento andrà ben oltre le aspettative, creando effettivamente un mini buco nero, che crescerà di dimensioni e potenza fino a risucchiare dentro di sé la terra, divorandola completamente nel giro di quattro anni. Gli scienziati di Ginevra ribattono che non c'è assolutamente nulla da temere: ci sono scarse possibilità che... Continua a leggere